Lodovica futura pasticcera fa i biscotti come il suo papà
NewsQuesto racconto nasce da una storia e inizia con le parole di un papà pasticcere che scrive:
«Voglio raccontarvi una storia…
Era il 16 settembre,
Io e Elisabetta stavamo aspettando con un’angoscia senza precedenti che la nostra piccola uscisse dalla sala operatoria e di avere qualche buona notizia.
Dopo tre ore di lunga attesa eccola distesa su un lettino spinto da un infermiera di mezza età.
…Una mamma, forse una nonna…
…Ci accompagna all’ascensore e ci dice:«É la prima volta che salgo in questo nuovo ascensore e come da tradizione devo esprimere un desiderio». Passano pochi secondi e ci dice ancora: «sai cosa c’è, nella mia vita non mi manca niente, ho la salute, ho una bella famiglia…Io il desiderio lo lascio esprimere a voi». Io ed Elisabetta scoppiamo in lacrime colpiti dalle sue parole.
Non sappiamo come ti chiami, non sappiamo se ci rivedremo e se saremo in grado di riconoscere il tuo viso, ma ti ringraziamo tanto perché il nostro desiderio si è avverato…
Lodovica, Bianca Maria, Elisabetta Marco»
Marco è il papà, Elisabetta la mamma, Bianca Maria la sorella, ma la vera protagonista della storia è Lodovica, bionda, occhi azzurri, aspirante pasticcera come il suo papà e da poco provetta sciatrice nella sua tutina rosa. Ancona, fine agosto 2020. Lodovica ha una pallina in un occhio, si fanno i primi accertamenti e la prima risonanza. Qualcosa non va, ma dove andare, a chi chiedere un parere? La famiglia ha un’amica dottoressa che è di Padova e un amico vicentino che abita proprio di fronte casa. Su loro indicazione si mettono in contatto con l’ospedale S.Bortolo di Vicenza, qui gli viene detto che possono portare Lodovica per una visita, ma che prima è meglio andare a Padova in ocoematologia pediatrica.
Settembre, viene fatta la biopsia e confermata l’ipotesi che si tratti di un tumore: rabdomiosarcoma. «Il professor Bisogno ci dice che non c’è tempo da perdere, Lodovica va operata, ma ci dice anche che la cura c’è. Per tre volte ripete che ce la faremo e per altre tre che dobbiamo essere forti. – dice Marco – Poi aggiunge che le terapie dureranno tra i sei mesi e l’anno. Ci ha dato una grinta tremenda».
Marco ed Elisabetta sapevano già cosa volesse dire affrontare questo tipo di cure perché lei era stata colpita anni prima dal Linfoma di Hotchkins e conosceva bene l’iter delle terapie, «ma a Padova era un altro mondo, anche solo nella gestione del Covid, che abbiamo vissuto chiusi in reparto. Però è un posto che ricordo con tanto piacere e soprattutto ricordo le persone». Marco dice che nonostante dei momenti davvero duri ha trovato «tanta umanità, soprattutto da parte del professor Bisogno, per il quale ho una stima immensa perché è, anche a livello umano, una grande persona». Parole giuste dette al momento giusto, non incoraggiamenti, ma un quadro chiaro della situazione dove non c’era spazio per «vediamo come va, poi decideremo», ma protocolli di cura chiari per «combattere il mostro».
La chemioterapia di Lodovica è andata come previsto, «siamo stati fortunati», dice Marco, lei è guarita dopo nove mesi di cure e ora va a Padova solo per le visite di controllo. «Senti che c’è qualcosa di più, non sono solo medici e infermieri e i volontari della Fondazione non sono solo volontari, tutti fanno il possibile». Sembra una «cosa assurda, ma entrando in reparto non ho mai pensato che mia figlia fosse in pericolo di vita, non ho mai pensato potesse morire. Ero certo di questo, non l’avrebbero lasciata andare».
Lodovica ha compiuto tre anni il giorno in cui ha fatto la Pet, il 24 settembre 2020. La famiglia si è trasferita a Padova per starle accanto, Marco lavorava il sabato e la domenica e dal lunedì al venerdì si fermava a Padova. «Mi cambiavo tre volte prima di entrare in reparto: divisa lavoro, abiti civili e poi pigiama. Guardando indietro non so come facevo, ma in quel momento tiri fuori una forza sconosciuta».
«Mi ricordo le volte in cui a causa del Covid non potevamo entrare entrambi nello studio di Bisogno, allora lui apriva una finestra durante le visite perché io potessi sentire cosa diceva a mia moglie», tanti piccoli gesti umani che hanno sollevato la famiglia anche se poi alla fine «dipende sempre da come affronti le cose – dice Marco -, mia moglie per esempio entrava sempre in reparto col sorriso: per lei, per mia figlia e per chi la incontrava».
Marco è pasticcere e quando sale a Padova con Lodovica per i controlli medici, porta ai piccoli pazienti ricoverati dei dolcetti che fa lui nel suo laboratorio. Ora che si avvicina la Pasqua e anche un’altra visita per la figlia, è partito da Ancona carico di piccole uova di cioccolato da distribuire ai bambini del reparto che potranno godere di un momento di spensieratezza.